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libro quinto - capitolo iv 247


per le persecuzioni passarono in Polonia, Germania, in Puglia e in Provenza, una parte anco si ricoverò nelle valli del Moncenis, Lucerna, Angrogna, Perosa e San Martino. Questi, avendosi sempre conservati separati, con certi loro ministri che addimandavano «pastori», quando la dottrina di Zuinglio si piantò in Genéva, si unirono immediate con quelli, come conformi nelli dogmi e riti principali; e mentre che il Piemonte fu sotto francesi, quantunque dal senato di Turino fossero proibiti d’esercitar la religione elvetica sotto pena capitale, nondimeno pian piano l’introdussero pubblica; in maniera che, quando il paese fu restituito al duca di Savoia, l’esercizio era come libero. Il duca si deliberò di farli recever la religione cattolica, onde molti ne furono abbruggiati e in altro modo fatti morire, e maggior numero condannati alla galera, adoperandosi massime fra’ Tomaso Giacomello, dominicano inquisitore. Il che fu causa di farli metter in disputa se fosse lecito defendersi con le arme; nel che li loro ministri non erano d’accordo. Dicevano alcuni che non era lecito opponersi con le arme al suo principe, manco per difesa della vita propria, ma che portando via il suo avere (che potevano), si ritirassero nei monti vicini. Altri dicevano che era lecito in tanta disperazione valersi della forza, massime che non si usava contra il principe, ma contra il papa, che abusava dell’autoritá del principe. Una gran parte di essi seguí il primo parere, l’altra si mise su la difesa; laonde il duca, conoscendo che veramente non erano mossi da pensieri di rebellione e che instrutti sarebbe facil guadagnarli, ricevette il conseglio datogli d’instituire a questo effetto un colloquio. Ma non volendo alienarsi il pontefice, giudicò necessario non far cosa senza di lui: mandò a darli conto del tutto e chiederne il suo consenso. Il pontefice senti molestia grande della dimanda, la qual altro non inferiva se non che in Italia, e sotto gli occhi suoi, fosse posta in difficoltá e si dovesse metter in disputa l’autoritá sua. Rispose che non era per consentir in modo alcuno; ma se quei populi avevano bisogno distruzione, egli manderebbe un legato con autoritá di assolvere