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258 l'istoria del concilio di trento


con uffici appresso li protestanti. Soggionse creder che ci anderebbono in persona delli principi d’Alemagna; che il marchese di Brandeburg ci anderá certo.

L’ambasciator Vargas fece una longhissima risposta, introducendo narrazione delle cose fatte nei concili passati; discorse del modo di celebrar li concili; poi discese al luoco, e parlò delle cose fatte in Trento, dov’egli si trovò: distinse li concili generali dalli nazionali, dannando assai l’intimato in Francia. Quel di Portogallo laudò l’instituto del pontefice ed offerí l’obedienzia del suo re. Il veneto disse che per l’eresie nei tempi passati non s’era trovato miglior rimedio che de’ concili; che ringraziava Dio dell’aver inspirato Sua Santitá a cosí pia opera, che era per conservazione della vera religione e per beneficio de’ principi, quali non potevano goder pacificamente li stati in mutazione di religione. L’ambasciator di Fiorenza parlò in conformitá, offerendo lo stato e forze di quel duca.

Scrisse il pontefice alli nonci in Germania, Francia e Spagna, in conformitá di quanto aveva parlato con li ambasciatori. Non però mai parlava di concilio senza gettar qualche seme di erba contraria, che potesse o ver impedir il nascimento o dopo nato soffocarlo, essendo molto ben certo che, quando le congionture avessero portato che la vita di quello gli fosse tornata in servizio, in potestá sua sarebbe stato estirpar il sopra seminato. Si lasciò intender a parte con li stessi ambasciatori, con chi piú chiaramente e con chi motteggiando, che, volendo far il concilio con frutto, era necessario pensar piú al fine che al principio, e all’esecuzione che alla convocazione né prosecuzione. Che la convocazione aspettava a lui solo, la prosecuzione a lui e alli prelati, l’esecuzione alli principi. E però inanzi ogn’altra cosa era giusto che essi si obbligassero a questo; e si facesse una lega, con un capitanio generale che vadi contro li inobedienti per eseguire le deliberazioni del concilio, considerando che senza di questo sarebbe di nessun frutto, e con indignitá della sede apostolica e di tutti quei principi che vi avessero mandato ambasciatori e prestato favore e assistenza.