Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro quinto - capitolo v | 265 |
anco sino a Carlo VII, sempre sono stati celebrati concili in
Francia, ora di tutto il regno, ora di parte. Però, essendo
urgente il male, non doversi aspettare né tenir alcun conto
degl’impedimenti che il pontefice frapponesse; e intanto far
andar li prelati alla residenza, e non comportar che li italiani,
quali hanno la terza parte delli benefici, godino i frutti in
assenzia; estirpar ogni simonia e mercanzia spirituale, e ordinar,
come nel concilio ancirano, che al tempo del ministerio dei
sacramenti non si faccia elemosina. Che li cardinali e prelati
deputati da Paulo III diedero il medesimo conseglio; che
Paulo IV lo giudicò necessario, se ben poi si voltò alle pompe
e alla guerra: e non facendosi, esser pericolo di veder vera
la profecia di Bernardo, che Cristo descenda dal cielo a scacciar dal tempio li sacerdoti, come giá li mercanti. Passò poi
a dire delli remedi agli altri mali del regno. Coligni, quando
toccò a lui parlare, disse che, avendo egli ricercato quelli
che li porsero le suppliche di sottoscriversi, li fu risposto che
cinquantamila uomini si sottoscriverebbono, bisognando.
Francesco di Ghisa, alla sua volta, quanto al punto della religione disse che si rimetteva al giudicio de’ dotti; protestava però che appresso lui nessun concilio sarebbe mai di tanta autoritá che lo facesse declinar un ponto dall’antica religione. Il Cardinal di Lorena, dopo aver parlato d’altri particolari, descendendo a quello della religione, disse le suppliche presentate esser superbissime, e se agli oratori fosse concesso pubblico esercizio, altro non sarebbe che approvar la loro dottrina; esser cosa chiara che la maggior parte la piglia per pretesto; per il che esser di parere che contra questi si procedi a maggior severitá, mitigando le pene contra quelli che si congregano senz’arme, per sola causa di religione, e attendendo ad insegnarli e ammonirli: e a questo effetto mandare li prelati alla residenzia, sperando che senza concilio, né generale né nazionale, con questi rimedi si provvederá al tutto.
Non essendo li pareri ben concordi, a’ 27 del mese fu fatto il decreto che a’ 10 di decembre si dovessero tener