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libro quinto - capitolo vii | 291 |
soldati, furono disfatti; e quantonque il duca rinnovasse l’esercito, restarono sempre li suoi inferiori. Per il che, vedendo
che non faceva altro se non agguerrire li suoi rebelli, consumar il paese e spender il dinaro, si risolse di riceverli
in grazia; e fu fatta la convenzione a’ 5 giugno, nella quale
perdonò le cose commesse, concedendo la libertá di conscienzia, assegnati certi luochi solamente dove potessero fare
le congregazioni; negli altri non potessero predicare, ma
solo consolare gl’infermi e far altri uffici di religione; li
assentati potessero ritornare e li banditi ricuperassero li loro
beni; che il duca potesse mandare via li pastori che li piacesse, potendo essi provvedersi d’altri; che in ogni luoco si
potesse esercitare la religione romana, non potendo però alcuno esser sforzato a quella. Il pontefice sentí grandissimo
disgusto che un prencipe italiano, e aiutato da lui, e non cosí
potente che di lui non avesse sempre bisogno, permettesse
vivere eretici liberamente nello stato suo; sopra tutto gli premeva l’esempio, che li potrebbe esser sempre rinfacciato dalli
prencipi maggiori che volessero permettere altra religione.
Ne fece querela in consistoro con acerbitá, facendo comparazione delli ministri del re cattolico in Regno con quel duca,
(i quali in quei giorni medesmi, avendo scoperto una massa
de luterani, che in numero di tremila erano usciti di Cosenza
e ritiratisi al monte per vivere secondo la loro dottrina, li avevano distrutti con averne parte impiccati, parte abbruggiati e
altri posti in galera), ed esortando tutti i cardinali a consultarne
il rimedio. Ma gran differenza era opprimere un poco numero
disarmato e lontano da ogni aiuto, e combattere con gran numero de armati, in sito per loro avvantaggioso e con aiuti
potenti alle spalle. Mandò il duca a giustificare la causa sua;
e il pontefice, udite le ragioni e non potendo ben rispondere,
si quietò.
In Francia ancora, se ben la regina e li prelati desideravano sodisfare il pontefice rimettendo al concilio le cause della religione, si metteva però in ordine una congregazione de prelati; e quantonque l’ambasciator assicurasse il pontefice