Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/303

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libro quinto - capitolo vii 297


procedere con dissimulazione, e non dar altra risposta se non che, essendo il concilio imminente, in quello s’averebbe potuto proponer tutto quello che fosse giudicato necessario, con certa speranza che lá non si farebbe risoluzione se non secondo l’esigenza del servizio di Dio e della tranquillitá della Chiesa.

Per queste occorrenze si confermò il papa nell’opinione concetta che fosse utile per sé e per la corte il concilio, e necessario il celebrarlo per difesa sua contra le preparazioni che vedeva farsi e suspicava maggiori: e di questo ne diede segno l’allegrezza che mostrò il 24 agosto, avendo ricevuto littere dall’imperatore, dove diceva di acconsentire in tutto e per tutto al concilio; e che la dilazione usata da lui a dechiararsi fino a quel tempo non era stata se non per tirar li principi di Germania. Ora che vedeva non poter far frutto d’avvantaggio, lo pregava a continuar gli uffici e opere per accelerare la celebrazione. La qual lettera, congregati tutti gli ambasciatori de’ principi e la maggior parte de’ cardinali, si che fu come un concistoro, mostrò a tutti, dicendo che era degna d’esser scritta in lettere d’oro, aggiongendo che quel concilio sarebbe fruttuosissimo, e che non era da differire; che sarebbe stato cosí universal concilio che la cittá di Trento non ne sarebbe stata capace, e che averebbe bisognato pensar di trasferirlo altrove, in luoco piú comodo per ampiezza di cittá e fertilitá di regione. Fu confirmato dall’assistenzia il ragionamento tenuto dal papa, se ben ad alcuno parve che fosse pericoloso il nominar translazione nel principio, quando ogni minima suspizione poteva apportar molto impedimento, o vero almeno dilazione; pensando anco altri che ciò non sarebbe stato discaro al papa, e che perciò gettato avesse il motto per aprir porta dove potesse entrar la difficoltá.

Essendo giá non solo risoluto, ma fatto noto a tutti che de’ prelati tedeschi nessuno sarebbe intervenuto al concilio; dubitandosi anco, atteso il colloquio instituito, che li francesi averebbono trattato tra loro soli e che il concilio sarebbe composto di soli italiani e spagnoli, e di questi non dovendo esser molto il numero, li italiani ancora vennero in pensiero che pochi di loro dovessero esser a sufficienza, onde molti