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300 | l'istoria del concilio di trento |
vi presedesse; che le controversie si decidessero per la parola
di Dio; che quello che fosse convenuto e decretato si scrivesse da notari eletti da ambedue le parti. La regina volle
che uno delli quattro secretari regi facesse l’ufficio di scrivere;
concesse che il re presedesse, ma non che ciò fosse posto in
scritto, allegando che non era ispediente per loro, né utile
per le cose del re, attesi li presenti tempi. Il Cardinal di Lorena desiderava la presenza del re al pubblico congresso, acciò
fosse piú numeroso e decorato, per ostentar il suo valore,
promettendosi certo il trionfo. Molti teologi persuadevano la
regina che il re non intervenisse al colloquio, acciò (dicevano)
quelle tenere orecchie non fossero avvelenate di pestifera dottrina. Inanzi che le parti fossero chiamate al congresso, li
prelati fecero una processione e si comunicarono tutti, eccetto
il Cardinal Sciatigliene e cinque vescovi; gli altri si protestarono l’uno a l’altro che non intendevano trattar dei dogmi
né disputar delle cose della fede.
A’ 9 settembre si diede principio: era presente il re con la regina, li principi del sangue e li conseglieri regi; intervennero sei cardinali e quaranta vescovi. Il re, cosí instrutto, fece un’esortazione: che essendo congregati per trovar modo di rimediare alli tumulti del regno e corregger le cose degne di emendazione, desiderava che non si partissero prima che fossero composte tutte le differenze. Il cancellier piú longamente parlò per nome regio nella sentenzia medesima; particolarmente disse ricercar il mal urgente remedio presto e vicino; quel che si potrebbe aspettar dal concilio generale, oltra la tarditá, venir anco da uomini che, come forestieri, non sanno li bisogni di Francia e sono tenuti seguir il voler del pontefice; li prelati presenti, come periti dei bisogni del regno e congionti di sangue, esser piú atti ad eseguir questa buon’opera; e se ben il concilio intimato dal pontefice si facesse, esser anco altre volte occorso e non esser senza esempio, e sotto Carlo Magno esser avvenuto che piú concili in un tempo sono stati celebrati; che molte volte l’error d’un concilio generale è stato corretto da un nazionale; esserne esempio che