Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/31

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libro terzo - capitolo i 25


transazione; la qual causa quando ricusasse di conoscere, allora averebbe luoco la protesta contra di lui: e però era piú conveniente che li padri rimasti in Trento, se avevano causa di querela contra quei di Bologna, ne instituissero giudicio inanzi a lui. Ma l’ambasciatore aveva pervertito l’ordine, tralasciando la petizione che doveva fare e ricercando un indebito pregiudicio contra il concilio; onde cadendo da sé l’atto della protestazione, non farebbe bisogno dar risposta. Nondimeno, per sincerar la mente di tutti, voleva anco aggiongere. E prima, per quello che tassa lui da negligente e loda Cesare per sollecito, disse non voler detraere alla buona mente e azioni dell’imperatore; ben precederlo, sí come in etá, cosí in diligenza. Mostrò che aveva desiderato sempre il concilio, e con effetti mostrato il desiderio. E qui discorse tutte le azioni fatte a questo fine, e li impedimenti attraversati da altri, e qualche volta anco da Cesare con diverse guerre. Soggionse che se le cause della traslazione siano legittime o no si reservava giudicarlo; ma ben diceva che il laudar li rimasti in Trento era lodar li alienati dal corpo della Chiesa. Non ricusare, né mai aver ricusato che si ritorni a Trento, purché si faccia legittimamente e senza offesa delle altre nazioni; che il voler reputar Trento solo atto a celebrar il concilio era fare ingiuria allo Spirito Santo, che in ogni luoco è adorato ed è presente; né si deve aver risguardo che la Germania ha bisogno della medicina, poiché per quella ragione bisognerebbe far anco un concilio generale in Inghilterra e altrove; non si piglia il comodo di quelli per chi si fanno le leggi, ma di quelli che le hanno a fare, che sono li vescovi. Spesse volte si sono fatti concili fuori delle provincie dove erano le eresie. Scoprir bene che cosa gli dispiace nella risposta datagli, cioè che siano ricevuti li decreti fatti e da farsi, e sia tenuto il modo servato sino dal tempo degli apostoli. Che egli è per fuggir ogni negligenza nella cura della Chiesa; e se Cesare vorrá usar diligenzia, pur che stia tra i termini prescritti dalle leggi e dai Padri che si convengono a lui, la

funzione dell’un e l’altro, distinte, saranno salutifere alla