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libro quinto - capitolo viii | 307 |
a quel re. Il quale con longo ragionamento scusò che il tutto
era stato fatto per necessitá e non per favorire li protestanti:
e che il re e la regina, senza piú parlare del concilio nazionale, erano risoluti di mandare quanto prima li vescovi a
Trento. Il re li rispose parole generali e lo rimise al duca
d’Alva; il quale, udita l’ambasciata, rispose dolersi il re che
in un regno cosí vicino, e congionto seco in tanta strettezza
di parentato, la religione fosse cosí mal trattata; esservi bisogno di quella severitá che usò Enrico nella congregazione
mercuriale, e poco fa Francesco in Ambuosa: pregava la regina di provvederci, perché, toccando il pericolo di Francia anco
lui, aveva per consultazione del suo conseglio deliberato di
mettervi tutto il suo potere e la vita medesma per estinguere
la comune peste, al che era sollecitato dai grandi e dalli popoli di Francia. L’accortezza spagnola disegnava con medicina
della Francia guarire le infermitá di Fiandra, le quali non
erano minori se non per esser meno apparenti e tumultuose.
Non aveva ancora il re di Spagna potuto mai far radunare li Stati per ottenere una contribuzione o donativo. In questi medesmi tempi in Cambrai e Valenza si facevano scopertamente adunanze; e in Tornai, avendole il magistrato proibite, ed eseguendo con la carcerazione di alcuni, si scoperse contradizione armata con gravissimo pericolo di rebellione; e pareva che il principe d’Oranges e il conte di Egmont si mostrassero apertamente fautori loro; e massime dopo che il prencipe pigliò in matrimonio Anna, figlia del giá Maurizio duca di Sassonia, con molto dispiacere del re, che vedeva dove fosse per terminare un matrimonio contratto da un suo suddito con protestante di tanta aderenza. Parlavano nondimeno li spagnoli in maniera come se la Fiandra fosse stata sana e temessero infezione dalla Francia, e volevano purgarla con la guerra. E oltre la risposta data alla regina, avendo anco l’ambasciator avuto carico di trattar il negozio del re di Navarra, li fu risposto che non meritava, per la poca cura che aveva della religione; e volendo esser favorito nella dimanda sua, dovesse prima mover la guerra contra gli ugonotti in Francia.