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libro sesto - capitolo ii |
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avevano sentito tre grandi allegrezze: per l’assonzione di
Pio IV al pontificato, per la convocazione del concilio in
Trento e per la deputazione delli legati apostolici a quello.
Narrò l’osservanza delli prelati verso la Chiesa cattolica, e di
ciò chiamò per testimonio il Cardinal varmiense, che li conosceva ed era con loro conversato; esplicò la divozione della
nazione ongara e il servizio che presta a tutta la cristianitá
con sostener la guerra dei turchi, e la particolar diligenza
delli vescovi in opporsi alle macchinazioni degli eretici. Narrò
il desiderio comune di tutti essi di trovarsi personalmente in
quel concilio, quando non ostasse la necessitá della loro presenzia nel regno per defender le loro fortezze dai turchi, le
quali sono alli confini, e per invigilare contro gli eretici;
onde, costretti di far questo ufficio per mezzo di essi loro
oratori, si raccomandavano alla protezione del concilio, offerendo di ricever ed osservar quello che fosse decretato. Rispose
il secretarlo per nome del concilio, che la sinodo aveva per
certa l’allegrezza concepita dalla Chiesa d’Ongaria per la celebrazione del concilio generale; che restava pregar Dio per il
felice fine di quello; che averebbe desiderato veder li prelati
in persona; ma poiché sono impediti per queste cause provate
col testimonio del Cardinal varmiense, riceve la scusa, sperando che la religione cristiana riceverá utilitá dalla loro presenza nelle proprie chiese; e tanto piú avendo raccomandato
le loro azioni ad essi oratori, ottimi e religiosissimi padri. Per
il che abbraccia e loro e li loro mandati presentati.