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CAPITOLO II

(settembre 1547-maggio 1549).

[Vane insistenze del papa presso l’imperatore per la restituzione di Piacenza alla Chiesa. — Tentativi per una lega con la Francia e Venezia. — Interim imperiale di Augusta, aspramente criticato a Roma. — Giudizio datone dal papa. — Censure e riserve del legato cardinale Sfondrato. — Proemio aggiunto all’Interim e sua solenne presentazione alla dieta. — L’imperatore promulga pure una Formula reformationis, su richiesta dei cattolici, e domanda al papa dei legati per applicarla in Germania. — Invio di tre legati, con bolla di concessioni e indulti. — Ostilitá dei cattolici e dei protestanti all’Interim e difficoltá incontrate nell’applicarlo. — Confutazioni scritte di esso. — Contrasti religiosi in Inghilterra durante la minoritá di Edoardo VI. — Difficoltá incontrate in Germania dall’ordinamento di riforma: i sinodi diocesani e provinciali, e varietá di credenze fra gli stessi cattolici. — Contrastata azione dei legati papali nell’applicazione della bolla papale.]

Mentre queste cose si trattano, dopo la morte del duca suo figlio il papa con continue instanze fece dimanda della restituzione di Piacenza e di altri luochi occupati nel Parmegiano, valendosi degl’interessi della figlia dell’imperatore, moglie del duca Ottavio, figlio del defonto. Ma Cesare, che disegnato aveva di tenere quella cittá per il ducato di Milano, e dar ricompensa al genero in altro, portava il tempo inanzi in varie risposte e partiti, sperando che il papa, giá ottuagenario e addolorato per la morte del figlio e tanti altri disgusti, dovesse, lasciando la vita, dar luoco e fine a tutte le controversie. Ma il papa, vedendosi deluso con la dilazione e molestato con le instanze di far ritornar il concilio in Trento, e offeso con la demora continuata delli prelati spagnoli in quella cittá, per far almeno una diversione fece intender a Cesare che li occupatori di Piacenza, terra di soggezione della sede