Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/389

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libro sesto - capitolo iv 383


niera che né si pregiudicasse, né dasse scandalo; e ben discusse le ragioni, fermò opinione di voler approbare e far eseguire la residenza, sia fondata in qual legge si voglia, o canonica o evangelica. In questa forma rispose all’ambasciator francese che gliene parlò, soggiongendo che di tutti li precetti evangelici egli solo è deputato esecutore; che avendo Cristo detto a san Pietro: «Pasci le mie uagnelle», ha voluto che tutti li ordini dati dalla Maestá sua divina siano eseguiti mediante Pietro solamente; e che egli ne voleva fare una bolla, con pena di privazione delli vescovati, che sarebbe stata piú temuta che una dechiarazione quale il concilio facesse de iure divino. E insistendo l’ambasciatore sopra la libertá del concilio, disse che, se gli fosse concessa ogni libertá, la estenderebbe a riformar non solo il pontefice, ma li principi secolari ancora. E questa forma di parlare molto piaceva al papa, solito dire nessuna cosa esser peggio che star sulla pura difesa; e che se altri col concilio lo minacciavano, bisognava minacciar loro parimente con le arme medesme.

In questo tempo istesso, per dar principio ad eseguire quel che richiesto e promesso aveva, di reformar esso la corte senza che il concilio se n’intromettesse, incominciando da un membro principalissimo, pubblicò la riforma della penitenziaria, dando fama che in breve averebbe anco riformata la cancellarla e la camera. Ognuno aspettava di veder regolar in quella le cose appartenenti alla salute delle anime, che molte sono maneggiate in quell’officio; ma né di penitenza, né di conscienza, né di altra cosa spirituale si fece pur minima menzione in quella bolla; solo alla penitenziaria levò le facoltá che esercitava in diverse cause beneficiali e nelle spettanti alla disciplina esteriore de’ frati regolari, senza però esprimer se quella provvisione fosse fatta per dar ad altri ufficiali quelle facoltá che dalla penitenziaria levava, o pur che le avesse per abusi indecenti e volesse esterminarli di Roma. Ma l’evento immediate levò l’ambiguitá, perché le stesse cose si ottenevano dalla dataria, e per altre vie, solamente con spesa maggiore; e questo fu il frutto della riforma.