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394 | l'istoria del concilio di trento |
affetti che non fossero legittimi né veri; nondimeno appresso gli
uomini pii sono stati sempre stimati li concili congregati da chi
v’aveva l’autoritá, con tutto che li fosse da altri levata calunnia
che non fossero liberi; contra quali, sí come anco contra la
presente sinodo, le insidie di Satanasso, numerate da essi
ambasciatori copiosamente e sottilmente, se ben grandi, non
prevalevano. E che non vuole il concilio interpretar in sinistra
parte la loro diligente e libera ammonizione de non risguardar
l’aria populare né seguire la volontá de’ prencipi, ma bene che,
sí come l’ha forse per non necessaria, anzi superflua, cosí vuol
credere che proceda da buona mente, per non esser sforzato
a rispondere cosa alcuna contra il suo mansueto e pio proposito e usato costume: ma ben per liberar essi ambasciatori
dal vano timore che hanno dimostrato avere, e certificarli del
suo proposito e della veritá, li predice che li effetti mostreranno che il concilio posporrá la cupiditá, volontá e potenza
di qualsivoglia alla dignitá e autoritá propria: e al re Carlo
promette tutto quello che potrá (salva la fede e puritá della
religione), per conservazione della sua dignitá e del suo regno
e stato. Della qual risposta restarono li francesi mal contenti,
non senza conoscere che se l’erano meritata. Fu, dopo, letto
il decreto dal vescovo celebrante: che la sinodo, per varie
difficoltá nate, e per definir insieme li dogmi con la riforma,
ordina la sessione al 16 luglio, per trattar quello che dell’una
e dell’altra materia li parerá, restando però in suo arbitrio di
ristringere e prolongar il termine anco nella congregazione
generale. E furono trentacinque voti, che volevano fosse dechiarato che in essa si tratterebbe della residenzia; furono
anco alquanti, che proposero che si dechiarasse la continuazione: il che fu interpretato esser fatto per eccitare qualche
tumulto che fosse causa di dissolvere il concilio; perché quelli
erano delli piú obbligati alle cose romane, e però pentiti
d’aver, senza pensarci, detto troppo liberamente la loro opinione in materia della residenza, aborrita dalla corte. Ma tacendo tutti gli altri, la sessione si finí.
Il dí 6 si tenne la congregazione generale per dar ordine