Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/405

Da Wikisource.

libro sesto - capitolo v 399


sessione non era possibile altro proporre, avendo a loro instanza per mani la materia del calice, di tanta importanza e difficoltá; che le cose proposte sono molte e di materie diverse, che tutte insieme non possono esser digerite: però che averebbono secondo le occasioni comunicato alli prelati quelle che fossero a proposito delle altre riforme. Conobbero li ambasciatori che questo era detto per non pubblicar il loro scritto in congregazione e, portando di tempo in tempo, deludere l’espettazione dell’imperadore; ma per allora altro non dissero. Redotti poi tra loro, e consultato, giudicarono necessario informar bene l’imperatore cosí di questo particolare, come generalmente del modo come nel concilio si procedeva: e per far questo [l’arci] vescovo di Praga montò il giorno seguente sulle poste, per dover esser di ritorno al tempo della sessione. Li legati, vedendo le cose del concilio in mali termini per molti rispetti, ma sopra tutto per il disgusto e sospizione del pontefice, ebbero per necessario informarlo a pieno delle cose passate e delle imminenti. Fu eletto per questo fra’ Leonardo Marino arcivescovo di Lanciano, per esser di spirito e grato al pontefice, da lui promosso e favorito molto, amico anco di Seripando; al quale diedero instruzione d’informar pienamente il pontefice, d’escusar li legati, di pacificar la Santitá sua. Portò lettere comuni delli legati per sua credenza; alle quali Simonetta fece molta e longa difficoltá a sottoscrivere; né l’averebbe fatto, se non essendo convenuto che ricevesse anco lettere particolari di ciascuno. Simonetta scrisse che pensava di mandar l’arcivescovo di Rossano in sua specialitá per piú compita informazione; ma poi, avendo pensato e consegliato meglio, deliberò di non farne altro, sin che non avesse veduto che effetto facesse l’opera di Lanciano.