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libro terzo - capitolo ii 37


Ma il pontefice, vecchio sensatissimo, che piú di tutti vedeva con la finezza del suo giudicio, penetrò immediate sino al fondo, e giudicò l’impresa salutifera per sé, e per l’imperatore perniciosa. Si maravegliò molto della prudenza d’un tanto principe e del conseglio suo, che per una vittoria avuta si pensasse essere diventato arbitro del genere umano, e presuppostosi di potere solo contrastare con ambe le parti. Potere un principe, aderendo ad una, opprimer l’altra; ma combattere con tutte due esser cosa ardita e vana. Previde che quella dottrina piú dispiacerebbe generalmente alli cattolici che alla corte, e piú a’ protestanti ancora; e che da ognuno sarebbe impugnata, da nessuno difesa; e non esservi bisogno che egli travagliasse: averebbono operato per lui gl’inimici suoi piú che egli medesmo: che meglio per lui era lasciarla pubblicare che impedirla; e meglio ancora nello stato che si trovava, che riformata in meglio, acciò piú facilmente precipitasse. Solo v’era bisogno di tre cose: che all’imperator non fosse aperto questo senso, che si aiutasse a dar il moto al negozio quanto prima, e che il primo colpo toccasse i protestanti. Per effettuare il primo, conveniva leggiermente e senza molta insistenza opponere ad alcune cose; per il secondo, incitar gli interessi delli prelati tedeschi; e per il terzo, con destrezza operare che quella dottrina paresse raccolta non per unire ambe le parti, ma solo per metter freno a’ protestanti, ché cosí era guadagnato un gran punto, cioè che il principe non faceva statuti di fede alli fedeli, ma alli sviati.

Per il che il pontefice mandò instruzione al cardinale Sfondrato che facesse alcune opposizioni; e per non trovarsi quando fosse la dottrina pubblicata, pigliasse licenza e si partisse. Il cardinale, esequendo la commissione, espose per nome del pontefice che la permissione di continuar in ricever il calice nella santa comunione, eziandio con condizione di non riprendere chi non lo riceve, essendo giá abrogata la consuetudine di ricever il sacramento sotto ambedue le specie, era cosa riservata al pontefice, sí come anco il conceder matrimonio

alli preti, tanto piú quanto questo non è mai stato in uso