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38 | l'istoria del concilio di trento |
nella Chiesa; e li greci e altri popoli orientali, che non obbligano al celibato, concedono che li maritati ricevine gli ordini,
e, ritenendo le mogli, esercitino il ministerio; ma che li giá
ordinati si possino maritare non lo permettono, né mai l’hanno
permesso. Soggionse non esser dubbio alcuno che, quando la
Maestá sua concedesse tal cose come lecite, offenderebbe gravissimamente la Maestá divina; ma avendole per illecite e
illegittime, le debbe permettere per minor male alli sviati.
È cosa tollerabile, anzi appartiene alla prudenzia del principe,
quando non può impedire tutti li mali, permettere il minore,
a fine di estirpar il maggiore: che Sua Santitá, veduto il
libro, ha inteso che non sia se non permissione a quei della
setta luterana, acciò non passino d’un error in l’altro in infinito: ma per quello che appartiene alli cattolici, non li sia
concesso né credere né operare se non il prescritto dalla santa
sede apostolica, che, sola maestra delli fedeli, può far decreti
delle cose della religione; ed essendo certo che cosí era la
mente di Sua Maestá, li considerava che sarebbe necessario
farne una dechiarazione espressa, e restringere ancora la briglia a’ luterani alquanto piú, massime nella potestá di mutar
le ceremonie, poiché l’ultimo capo pare che dia loro troppo
ampia libertá, dove concede che siano levate le ceremonie,
le quali possono dar causa alla superstizione. Aggionse poi
il legato che li luterani si sarebbono fatto lecito ritenere li
beni ecclesiastici usurpati e la giurisdizione occupata, se non
li era comandata la restituzione: né di questo si doveva aspettar concilio, ma venir all’esecuzione immediate, e constando
notoriamente dello spoglio, non si dovevano servar pontigli
di legge, ma proceder de plano, e con la mano regia.
Questa censura fu comunicata da Cesare alli elettori ecclesiastici, li quali l’approvarono, ma particolarmente quanto al capo della restituzione dei beni ecclesiastici; anzi raffermarono necessaria, e altrimenti non potersi ricuperar il culto divino, né conservar la religione, né securare bene la pace. E perché consta del spoglio, il giusto vuole che si tratti con
pochi termini. Al parer de’ quali s’accostarono tutti li vescovi.