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424 l'istoria del concilio di trento


Tra questi era Modena, altre volte nominato, soggetto di buone lettere e sincera conscienzia, quello di Viviers, e Giulio Pavesi arcivescovo di Surrento, e Pietro Paolo Costazzaro vescovo di Acqui, e altri che avevano dalli legati ottenuta licenza: da Mantoa per vederli (come amici che gli erano) liberati, e dagli altri per rimovere l’occasioni di disgusti. Ma l’ambasciator di Portogallo dimostrò alli ligati che questo sarebbe stato con detrimento della fama del concilio, sapendosi da tutti la causa perché partivano, e sarebbe stato detto che non vi fosse libertá; che sarebbe riuscito anco con poco onore del pontefice: onde risolvettero di farli fermare, massime intendendo che, quando quelli fossero partiti, altri si preparavano per chieder licenza.

Differendo li legati di propor gli altri articoli per le difficoltá che prevedevano, il dí 3 luglio gli ambasciatori imperiali e bavaro fecero instanza che sopra quelli fossero detti li voti. A questo effetto, fatta il di seguente congregazione, li ambasciatori francesi presentarono una scrittura, esortando li padri a concedere la comunione del calice, fondando la sua richiesta con dire che nelle cose de iure positivo, come questa, conveniva condescendere e non ostinarsi tanto, ma considerar la necessitá del tempo, e non dar al mondo scandolo con mostrarsi tanto tenaci in conservar li precetti umani, e negligenti nell’osservanza delli divini, non volendo riforme; e in fine richiesero che, qualunque determinazione facessero, fosse accomodata sí che non pregiudicasse all’uso dei re di Francia, che nella sua consecrazione ricevono il calice, né al costume di alcuni monasteri del regno, che in certi tempi lo ministrano. Nella congregazione, però, altro di piú non si fece, se non che furono dati fuori tutti li sei capi della dottrina per trattarne nelle seguenti.

Restarono li legati attoniti, considerata l’esposizione de’ francesi, comprendendo che fossero uniti cogl’imperiali, e che tanto maggiormente convenisse loro camminar con cauzione: e ben ponderando li motivi de’ francesi di allargare li precetti positivi, avvertirono che la concessione del calice, oltre le difficoltá proposte, tirava seco molte altre in diverse materie.