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libro sesto - capitolo vii 423


richiedono il calice siano eretici; ma che dalla Maestá imperiale non è procurato se non per cattolici: ben vi è speranza con questa concessione di redur anco molti protestanti, come giá alcuni di essi protestano che si ridurrebbono. Sono sazi delle novitá, e si convertirebbono; altrimenti il contrario doversi temere. E per rispondere a chi richiese questi giorni passati chi è quello che ciò dimanda, se gli dica che la Maestá cesarea richiede che l’arcivescovo di Praga possi ordinar sacerdoti calistini, e li ambasciatori del clero di Boemia richiedono l’istesso per quel regno; e se non fosse stata la speranza di ottenerlo, non vi sarebbe piú reliquie de cattolici. In Ongaria constringono li sacerdoti con levar li beni e minacciarli su la vita a dar loro il calice; e avendo l’arcivescovo di Strigonia castigato per ciò alcuni sacerdoti, il populo è restato senza preti cattolici; onde si sta senza battesmo, e in una profonda ignoranzia della dottrina cristiana, per dar facilmente nel paganesmo. In fine pregorono li padri ad aver compassione, e trovar finalmente modo di conservar quei populi nella fede, e racquistar li sviati.

In fine della congregazione li legati diedero le minute formate sopra li tre primi articoli, per non incontrar nell’opposizione della congregazione precedente. E nelli giorni seguenti li padri trattarono sopra di quelli; e sopra il terzo si allargarono molto, entrando a parlare della grazia sacramentale, se piú se ne riceva comunicando le due specie: e chi defendeva l’una e chi l’altra parte. Il Cardinal Seripando diceva che, essendo stata discussa la medesima difficoltá nel concilio in tempo di Giulio, fu deliberato che non se ne parlasse: con tutto ciò fecero alcuni prelati instanza che si dechiarasse; ma non fu ricevuta per le contrarietá delle opinioni, e perché la maggior parte teneva che l’una e l’altra opinione fosse probabile: ma per evitar ogni difficoltá fu concluso di dire che si riceve tutto Cristo, fonte di tutte le grazie. Si preparavano alquanti vescovi per partir da Trento, di quelli che, per aver parlato con molto affetto e ardore della residenza, si vedevano esosi e dubitavano, perseverando, di qualche grave incontro.