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CAPITOLO VIII

(17 luglio-io agosto 1562).

[Riconciliazione dei legati Simonetta e Gonzaga. — Filippo II fa dichiarare che non insiste sul de iure divino e sulla «continuazione», purché non si parli di «nuova indizione». — Nella prima congregazione si fissano norme per regolare le discussioni teologiche. — Si pongono in esame gli articoli del sacrificio della messa. — Malcontento dei francesi che si tratti in assenza dei loro prelati e teologi. — Il papa, ad affrettare i lavori del concilio, avoca a sé le questioni della residenza e del calice. — Nella discussione i gesuiti Salmeron e Torres violano le norme fissate. — Trattazione teologica della messa: si concorda che sia sacrificio, ma si è discordi sulle prove attinte dai testi sacri e sulla natura dell’ultima cena. — Opinioni dei teologi D’Ataide e Cuvillon. — Frate Antonio di Valtellina tratta dei vari riti della messa. — Difficoltà nella formazione del decreto, per i discordi pareri dei padri a ciò deputati. — Ricevimento dei procuratori dei vescovi di Ratisbona e Basilea. — Disparere sul modo di stendere i decreti. — Risorge la questione della residenza ad opera degli spagnoli. Azione dei legati per sopirla e per prevenire un accordo su di essa fra quelli e i prelati francesi attesi al concilio. — Gli ambasciatori francesi, non avendo ottenuto che si rinvíi la trattazione dottrinale dopo l’arrivo dei loro padri, si lagnano vivamente coi legati.]

Finita la sessione, li legati si diedero a metter ordine alle cose da esaminare per l’altra, con disegno d’abbreviar il tempo, se possibil fosse stato. Arrivarono in Trento lettere da Alessandro Simonetta al Cardinal suo fratello, e dal Cardinal Gonzaga al zio, con efficacissime esortazioni per nome del pontefice ad accomodar le differenze, e all’avvenire intendersi bene insieme. Per questo la dominica dopo la sessione Simonetta restò, partendo li legati dalla chiesa, a disnar con Mantoa, e ne seguí perfetta riconciliazione. Entrò questo in ragionamento di quei prelati che praticavano in casa sua ed erano