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56 l'istoria del concilio di trento


dará forse travaglio sopra le sue forze. In fine fece conclusione secondo il suo naturale: «Usciamo della difficoltá presente con speranza che la nostra buona fortuna non ci abbandonerá».

E ritenendo in sé la risoluzione, deputò una congregazione de cardinali e altri prelati, per la maggior parte imperiali, acciò capitassero alla risoluzione da lui presa, frappostovi pochi suoi confidenti per tener regolato il negozio secondo l’intenzione sua: alla quale propose la richiesta dell’imperatore, ordinando che senza alcun rispetto ciascun dicesse quello che li pareva esser servizio di Dio e della sede apostolica; e quando si reputasse bene condescendervi, pensasse anco la maniera di farlo con dignitá, sicurezza e frutto. La congregazione, dopo che ebbe piú volte consultato, riferí al pontefice che giudicava necessario proseguir il concilio, perché cosí s’era giurato nel conclave e da Sua Santitá dopo l’assonzione, e per levar lo scandolo dal mondo, che senza dubbio sarebbe grandissimo, non lo facendo. Il proseguirlo aver due modi: uno continuandolo in Bologna, l’altro rimettendolo in Trento. Il continuarlo in Bologna non si poteva fare, avendo Paulo avocato a sé la cognizione della translazione e inibito il proceder piú oltre. Se Sua Santitá non sentenziava prima che la traslazione fosse stata valida, non si poteva camminar inanzi in quella cittá: il che quando avesse voluto fare, averebbe dato legittimo pretesto d’esser allegato per sospetto, essendo noto che fu opera sua come di primo legato e presidente. Per il che restava solo l’altra via di rimetterlo in Trento: con che si levava anco l’occasione alla Germania di recalcitrare, e si sodisfaceva l’imperatore, che era punto assai essenziale. Questo conseglio, portato al papa, fu da lui approvato, onde si passò al rimanente.

E prima fu concluso che era necessario aver il consenso e assistenza del re di Francia e l’intervento dei prelati del suo regno, senza le qual cose sarebbe molto debole la riputazione del concilio, e s’incorrerebbe il pericolo di perder

la Francia, che si ha, per acquistare la Germania perduta; e