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66 l'istoria del concilio di trento


di dire che a lui tocca d’indrizzar li concili. Queste cose esser verissime, ma la veritá non aver questo privilegio d’esser detta in ogni tempo e in ogni luoco; esser ben tacerne alcuna, quando il dirla sia per far cattivo effetto. Si raccordasse che, per il duro parlare di Leone X e del Cardinal Gaetano suo legato, è acceso il fuoco che vede ardere, il quale con una dolce parola si poteva estinguere; che li seguenti pontefici, e massime Clemente e Paulo, principi savi, molte volte se n’erano doluti; se adesso con destri modi si può acquistare la Germania, perché con le amarezze separarla maggiormente?

Il papa quasi sdegnato diceva che s’ha da predicar sempre apertamente e inculcare quello che Cristo ha insegnato; che Sua divina Maestá lo ha fatto suo vicario, capo della Chiesa e principal lucerna del mondo: che questa veritá era di quelle che bisognava dire, che sempre bisognava aver in bocca in ogni tempo e in ogni luoco e, secondo san Paolo, «opportunamente» e «importunamente»; che il far altramente sarebbe, contra il precetto di Cristo, porre sotto il staio la lucerna che si debbe alzar nel candeliero; che non era dignitá della sede apostolica procedere con artifici e dissimulazioni, ma parlar all’aperta. L’ambasciator cosí in dolcezza di ragionamento disse anzi parerli che l’ascondere la sferza e il mostrarsi benigno e condescendere a tutti era il vero ufficio apostolico; aver sentito legger in san Paulo «che essendo libero s’era fatto servo di tutti per guadagnar tutti: con li giudei giudeo, con li gentili gentile, con li deboli debole, per guadagnar anco quelli»: e che quella era la via di piantar l’Evangelio. In fine il pontefice, per non entrar in disputa, si ritirò a dire che la bolla era formata secondo lo stile di cancellaria, quale non si poteva alterare; che egli era alieno dalle novitá; che conveniva seguire le vestigia de’ precessori: usando la solita forma, nessun poteva attribuir a lui quello che fosse riuscito; se ne avesse inventato una nova, tutto il male sarebbe attribuito a lui. L’ambasciator, per dargli tempo di meglio pensare, concluse di non volere ricever la risposta per una negativa, ma confidare

che Sua Santitá averebbe con affetto paterno compatito alla