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libro settimo - capitolo ix


che, mentre si voleva dar autoritá alla Chiesa di annullar li matrimoni secreti, quella non si dasse piú tosto alla potestá secolare.

Ma tra quelli che asserivano tal potestá alla Chiesa, trattando se fosse ispediente usarla allora, erano due opinioni. Una, di annullar tutti li secreti; e questi non adducevano altro che gl’inconvenienti che ne seguivano. L’altra opinione era che si annullassero anco li pubblici, fatti dai figliuoli di fameglia senza consenso dei progenitori; e questi allegavano due forti ragioni: l’una era che da questi non seguivano inconvenienti minori, per le rovine che avvenivano alle famiglie dalli matrimoni imprudentemente contratti da giovani; l’altra, che la legge di Dio comandando di obedir alli progenitori, include anco questo caso come principale, di ubidirli nel maritarsi. Che la legge divina dá questa autoritá particolare al padre di maritar la figlia, come in san Paulo e nell’Esodo si vede chiaramente. Che vi sono li esempi delli santi patriarchi del Testamento vecchio, tutti maritati dai padri; che anco le leggi civili umane hanno avuto per nulli li matrimoni senza il padre contratti. Che sí come si giudicava allora ispediente de irritar li matrimoni secreti, vedendo che non basta la proibizione pontificia che li ha vietati, chi non vi aggionga la nullitá; maggior ragion convince che, non volendo la malizia umana obedir alla legge di Dio che proibisce il maritarsi senza li progenitori, debbia la sinodo aggiongervi anco la nullitá, non perché li padri abbiano autoritá di annullar li matrimoni delli figliuoli (ché l’asserir questo sarebbe eresia), ma perché la Chiesa ha l’autoritá di annullar e questi e altri contratti proibiti dalle leggi divine o umane. Questo parere, come onesto, pio e tanto ben fondato quanto l’altro, piacque a gran parte delli padri; onde ne fu anco formato il decreto; se ben poi si tralasciò di pubblicarlo, per li rispetti che a suo luoco si diranno.

Non si restava però di trattar tra li prelati sopra le cose controverse dell’autoritá del papa e instituzione de’ vescovi. E perseverando li francesi nella risoluzione di non admettere

la parola «Chiesa universale», per non pregiudicar all’opinione


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - iii 10