Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/235

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libro ottavo - capitolo ii


metteva di adoperarsi a questo fine che vi fosse piena libertá, incominciando dalla revocazione del decreto, perché, stando quello, non si poteva in modo alcuno chiamar libero. Per il che, non parendo all’ambasciator di poter differir piú, diede conto alli legati della commissione; conforme alla quale fece efficace instanza per nome del re che fosse o levato o dechiarato, dicendo esser ciò conveniente, per esser restati li germani di venir al concilio tra le altre cause per quella, e perché anco l’imperator giudicava che ciò fosse necessario per poterli indurre a ricever il concilio. A che risposero li legati che quel decreto era passato di comun consenso di tutti li padri; con tutto ciò averebbono avuto sopra considerazione per risolvere quello che sarebbe stato giusto, quando esso gli avesse presentato l’instanzia in scritto. L’ambasciator la diede, e fu dalli legati mandata al pontefice; se ben Morone diceva che era superfluo e che si dovesse, senza dar altra molestia a Sua Santitá, portar la resposta in longo. Nelli negoziati de’ prencipi, massime che non toccano il sostanziale del loro stato, avviene che, se ben essi per le mutazioni delle cose mutano opinione, nondimeno per li uffici da loro fatti inanzi la mutazione succedono cose contrarie alla nova volontá. Cosí avvenne che gli offici fatti dalla regina col re di Spagna, prima che risolvesse di sodisfar al pontefice totalmente nel fatto del concilio, produsser l’effetto della lettera di quel re. Però Morone, che penetrava il fondo, non ne tenne quel conto che altri stimava.

Nella congregazione delli 15 giugno propose il Cardinal Morone che fosse statuito il giorno determinato per la sessione a’ 15 di luglio. Segovia con alcuni altri pochi disse che non vedeva come si potessero in cosí breve spazio di tempo risolvere le difficoltá, che si avevano per le mani, della gerarchia, dell’ordine, dell’instituzione de’ vescovi, della preeminenzia del papa, della residenzia, e che meglio era prima decider le difficoltá, che poi sempre si poteva statuire un breve termine al giorno della sessione, che prononciarlo, per dover poi allongarlo con indignitá. Ma essendo pochi quelli che