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libro ottavo - capitolo vii


sotto qualonque pretesto sia statuito o eseguito alcuna cosa contra le persone e beni ecclesiastici, o vero contra la loro libertá, non ostanti qualsivoglia privilegi ed esenzioni, eziandio immemorabili.

E questo è quello che prima agli ambasciatori era stato comunicato, e da loro mandato ciascuno al suo principe, e per causa del quale il re di Francia diede l’ordine alli ambasciatori suoi, del quale di sopra si è parlato. E l’imperator, vedutili, scrisse al Cardinal Morone che né come imperatore né come arciduca assentirebbe mai che si parli in concilio di refornar giurisdizione de principi, né di levarli l’autoritá d’aver aiuti e contribuzioni dal clero; considerandoli che tutti i mali passati erano nati per oppressioni tentate dagli ecclesiastici contra li populi e li principi: che avvertissero di non irritarli maggiormente e far nascere inconvenienti maggiori.

Li ambasciatori francesi, dopo la partita di Lorena, posero in ordine la protestazione loro, per valersene se fosse stato bisogno. Laonde nella congregazione delli 22 settembre, dopo che uno dei padri con longa orazione discorse che la causa d’ogni disformazione procedeva dalli principi, che quelli avevano maggior bisogno di riforma, che giá erano ordinati li capitoli, che era tempo di proporli e non persuadersi di mandarli in niente con le dilazioni; doppoi che quello ebbe parlato, l’ambasciator Ferrier fece una longa e querula orazione, o, come li francesi dicono, complaincte, il contenuto della quale fu ne’ punti principali: che essi potevano dir ai padri quello che li legati dei giudei dissero ai sacerdoti: «Doveremo noi ancora perserverar digiunando e piangendo?» Sono centocinquanta e piú anni che li re cristianissimi hanno dimandato alli papi riforma della disciplina ecclesiastica; per ciò e non per altro hanno mandato ambasciatori alle sinodi di Constanza, di Basilea, di Laterano, alla prima di Trento, e finalmente s’è gionto a questa seconda. Quali fossero le dimande loro lo testifica Giovanni Gerson, ambasciator del constanziense, le orazioni di Pietro Danesio, ambasciator nel primo concilio di Trento, di Guido Fabro e del Cardinal di Lorena in questo