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316 l'istoria del concilio tridentino


Sin qui parlò per nome del re; poi invocò i! cielo e la terra ed essi padri a considerare se la dimanda regia era giusta; se sarebbe onesto dar li medesimi ordini in tutto il mondo; se in questo tempo conveniva compatire, non alla Chiesa né alla Francia, ma alla dignitá di essi padri e riputazione; e alle loro entrate, che non possono esser conservate con altre arti che come furono da principio acquistate; che in tante confusioni conveniva ravvedersi, e quando Cristo viene, non cridare: «Mandaci nel gregge dei porci». Che se volevano rimetter la Chiesa nella reputazione antica, constringer gli avversari a penitenza e riformar li principi, seguissero l’esempio di Ezechia, che non imitò il padre empio, né il primo, secondo, terzo e quarto avi imperfetti, ma andò piú in su all’imitazione delli perfetti maggiori. Cosí allora non bisognava attender alli prossimi precessori, se ben dottissimi, ma ascender sino ad Ambrosio, Agostino e Crisostomo, li quali vinsero gli eretici, non armando li principi alla guerra, e tra tanto attendendo a mondarsi le unghie, ma con l’orazione, buona vita e predicazione pura; perché essi, avendo prima formato se stessi in Ambrosii, Agostini e Crisostomi, e purgata la Chiesa, fecero deventar anco li principi Teodosii, Onorii. Arcadii, Valentiniani e Graziani. Il che sperando, pregavano Dio che da loro fosse fatto. E qui finí.

Ma l’orazione, nel medesimo tempo che era prononciata, irritò sommamente non tanto li pontifici, quanto anco li altri prelati, e li francesi ancora; e finita, per il gran susurro che era, fu necessario finir anco la congregazione. Alcuni la tassavano di eresia; altri dicevano che almeno era molto sospetta; e altri che era di offesa alle orecchie pie; che a studio aveva presa occasione di farla in assenzia del Cardinal di Lorena, che non averebbe comportato quei termini; e che il fine non era altro se non romper il concilio. Che attribuiva alli re quello che non li appartiene; che inferiva l’autoritá del papa non esser necessaria per valersi dei beni ecclesiastici; faceva il re di Francia come il re d’Inghilterra. Sopra tutto nessuna cosa offese maggiormente quanto l’aver inteso