Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/321

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libro ottavo - capitolo vii


decretato nell’ultima sessione; né meno vietano alli vescovi viver con sobrietá e pietá, e avendo solo l’uso e non l’usofrutto delle entrate, distribuirle o piú tosto renderle ai poveri che ne sono patroni. E cosí seguí nominando le altre cose statuite nel concilio, con simil forma d’ironia che pareva le beffasse. Poi soggionse che la potestá data da Dio al re e le antichissime leggi di Francia e la libertá della chiesa gallicana avevano sempre proibite le pensioni, le renoncie in favore o con regresso, la pluralitá dei benefici, le annate, prevenzioni, il litigar del possessorio inanzi altri che li giudici regi, e della proprietá o altra causa civile o criminale fuor di Francia; e proibito anco l’impedir le appellazioni come d’abuso, o vero impedir che il re, fondatore e patrone di quasi tutte le chiese di Francia, non possi liberamente valersi delli beni ed entrate, eziandio ecclesiastiche, delli suoi sudditi, per instante e urgente necessitá della repubblica. Disse appresso che di due cose si maravigliava il re: che essi padri, ornati di gran potestá ecclesiastica nel ministerio di Dio, congregati solo per restituir la disciplina ecclesiastica, non attendendo a questo, si fossero rivoltati a riformar quelli che convien obedire, se ben fossero discoli, e pregar per loro; e che si possino e debbino senza ammonizione escomunicar e anatematizzar li re e principi, quali sono da Dio dati agli uomini; il che non si doverebbe far manco in uomo plebeo perseverante in un gravissimo delitto. Che l’arcangelo Micael non ardí maledir il diavolo, né Michea o Daniel li re impiissimi; e pur essi padri versavano tutte le maledizioni contra li re e principi, e contra il cristianissimo, contra il quale le maledizioni sono macchinate se defenderá le leggi de’ suoi maggiori e la libertá della chiesa gallicana. Concluse che il re li ricercava di non decretare alcuna cosa contra di quelle; e se altrimenti facessero, comandava a’ loro ambasciatori di opponersi alli decreti, sí come allora si opponevano. Ma se volessero, tralasciati li principi, attender seriamente a quello che tutto il mondo aspettava, sarebbe gratissimo al re, il quale comandava ad essi ambasciatori di aiutar quell’impresa.