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356 | l'istoria del concilio tridentino |
favori che dalli legati erano prestati alli capitoli, per li quali,
e per le ragioni che si adducevano, molti delli italiani, che
prima parevano a favore delli vescovi, si erano mutati a favore delli
capitoli. Mandò per questo il conte di Luna un
corriero in diligenzia a Roma, per avviso del quale l’ambasciator
Vargas fece ufficio col pontefice per la causa dei vescovi. E
rimettendosi il papa, secondo il suo costume, al concilio, si dolse
l’ambasciatore che li prelati italiani erano stati
praticati a mutar voto in quella materia; a che il papa prontamente
disse esser mutati, perché sono liberi; ma che l’agente
dei capitoli non si era partito dal concilio con libertá, essendo
stato scacciato: e si dolse con quell’occasione che il conte
di Luna facesse uffici in Trento, acciò non si mettesse fine al
concilio. Scrisse con tutto ciò il pontefice secondo la richiesta
dell’ambasciatore, ma però con termini che non disfavorivano
le pretensioni dei capitoli. E fu finalmente formato il decreto,
con qualche aumento dell’autoritá episcopale in Spagna, se
bene non quanto desideravano.
Li ambasciatori veneti fecero instanzia che nel capitolo dei iuspatronati, essendo eccettuati quelli dell’imperatore e re, fossero anco eccettuati quelli della repubblica loro. Avevano desiderio li legati di compiacerli, ma fu difficile trovar modo, perché l’eccettuare tutte le repubbliche era una troppo grand’ampiezza, e il nominarla specificatamente pareva materia di gelosia. Trovarono temperamento di comprenderla nel numero dei re, con dechiarare che fra quelli sono compresi li possessori de regni, se bene non hanno il nome.
Nella congregazione delli 20 fu proposto di dimandare la conferma al papa di tutti i decreti del concilio, tanto fatti sotto Paulo e Giulio, quanto sotto la Santitá sua. L’arcivescovo di Granata promosse difficoltá, con dire che nella decimasesta sessione, la qual fu l’ultima sotto Giulio, quando il concilio fu suspeso, fu insieme ordinato che fossero osservati tutti li decreti sino allora statuiti dalla sinodo, senza aver detto che vi fosse alcun bisogno di conferma; onde il dimandar di quelli conferma dal sommo pontefice non esser altro che