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32 | l'istoria del concilio tridentino |
naturali che il clero di quella nazione ha di liberarsi dalle
esazioni regie; meno gli sarebbe piaciuto un francese, per la
inimicizia tra le nazioni, ma nell’Italia aveva grandissima
parte de confidenti, scrisse al noncio suo che li comunicasse
il disegno de’ francesi, inviato a voler un papa, per poter con
quel mezzo occupar Napoli e Milano da loro pretenduti. E per
non mancar dal canto suo a ciò che fosse levata parte delli
fondamenti sopra quali quel cardinale poteva edificare (che
erano li abusi per tempi passati di prossimo occorsi) fece una
bolla in questa materia; la qual se bene non conteneva di piú
che le provvisioni altre volte fatte da diversi pontefici, quali
sono invecchiate senza effetto, s’averebbe nondimeno potuto
dire non esservi bisogno d’altra riforma in quella parte, poiché
la bolla rimediava a tutti gl’inconvenienti occorsi, o almeno
gli levava la forza, sí che non si poteva pretender che fossero
in vigore; e a chi volesse pronosticarli che sarebbe poco osservata, come altre precedenti, s’averebbe risposto che chi mal
fa, mal pensa, ed esser ufficio della caritá cristiana aspettar il
bene da ciascuno. Fu data questa bolla il dí 9 d’ottobre 1562.
Dopo questo li gionse avviso che in Spagna s’erano tenute molte congregazioni sopra la riforma universale, per dar commissione all’ambasciator che si manderebbe a Trento, a fine che li prelati spagnoli fossero uniti e operassero tutti ad uno scopo. Non gli fu grata la nova, e meno piacque alli legati che il re mandasse altro ambasciatore, perché il marchese di Pescara operava molto conforme alla mente del papa, e li ministri che egli adoperava in Trento erano milanesi affezionati alla persona di Sua Santitá e dei suoi parenti, e al cardinale Simonetta, che di loro s’era valuto a servizio del pontefice in ogni occorrenza. Ma il conte di Luna, che si disegnava mandare, stato con l’imperatore e re de’ romani, e molto grato a loro, era impresso dei concetti di quei principi; e tanto piú quanto era fama (ed è vero che cosí si deliberò, quantunque non si effettuasse) che doveva venir in nome ambasciator dell’imperatore, per evitar la differenza di precedenza con Francia, ma in fatti ambasciator del re. E al pontefice era sospetta la