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58 l'istoria del concilio tridentino


cose indecise e nello stato che sono (aspettando tempo piú opportuno per la conversione di quelli che si sono separati), che col precipitare (come sino a quell’ora si era fatto) la decisione delle cose controverse, in assenza di chi le ha messe in disputa e senza alcun beneficio delli cattolici, render li protestanti irreconciliabili: ma in questo mezzo si trattasse della riforma. Che li beni ecclesiastici siano distribuiti a persone meritevoli, e fatta la parte sua a tutti; e l’entrate siano ben dispensate, e la parte de’ poveri non sia usurpata da alcuno; e altre tali cose. In fine ricercò se, andando il conte di Luna con titolo d’ambasciator dell’imperatore, cesserá la differenza di precedenza tra Spagna e Francia. Li legati a quest’ultimo risposero che non credevano che resterebbe alcun pretesto a’ francesi di contendere: e quanto alle altre parti, dissero che non si può lasciar di trattar de’ dogmi, ma che ben insieme si tratterá della riforma gagliardamente, seguitando l’instituto del concilio. Lodarono l’intenzione dell’imperatore di ricercar che li protestanti si sottomettino, non restando però di aggiongere che con questa speranza non si debba mandar il concilio in longo, perché anco Carlo imperatore nel ponteficato di Giulio III procurò il medesimo, e l’ottenne anco, ma fu dalli tedeschi camminato fintamente, con danno e della Chiesa e dell’imperatore medesimo. Però non era giusto che il concilio si movesse di passo, se prima l’imperator non fosse ben certificato dell’animo delli prencipi e populi, cosí cattolici come protestanti, e della qualitá dell’obedienzia che fossero per prestare alli decreti stabiliti e da stabilirsi in questo concilio e ne’ passati, ricercando l’osservanza del concilio con mandati autentici delle terre e delli principi, e ricevendo obbligazioni da loro dell’esecuzione delli decreti, acciò le spese e le fatiche non fossero vane e derise. E in conformitá di questo risposero anco alla Maestá cesarea.

Il 25 ottobre fu fatta congregazione per ricever Valentino Erbuto vescovo premisliense, ambasciator di Polonia, il quale fece un breve ragionamento della devozione del re, delli tumulti del regno per causa della religione, del bisogno che vi