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libro settimo - capitolo v |
l’Italia sia tutta in pace e che la Spagna ne tenga il timone: la
Francia esser caduta, e a pena tenerlo con un dito. Soggionse
che se domanderanno a chi si debba ascriver la causa della
tempesta e fortuna eccitata, egli non poteva altro rispondere,
salvo che dicendo: «Per noi è stata questa fortuna, buttateci in
mare». Per il che esservi bisogno di ardire e di cuore, e di
attendere a se medesimi e a tutto il gregge. In fine disse aver
finita la sua legazione, e che gli ambasciatori direbbono il
rimanente: ma egli e li prelati seco venuti protestavano di
voler esser soggetti, dopo Iddio, al beatissimo pontefice Pio,
riconoscendo il suo primato in terra sopra tutte le Chiese, li
comandamenti del quale mai ricuseranno; che hanno in venerazione li decreti della chiesa cattolica e della sinodo generale; che onoravano e riverivano li legati, offerivano
concordia e unione alli vescovi, e si rallegravano che li
ambasciatori dovessero esser testimoni delli pareri loro, tutto
ad onor della Maestá divina.
Finito di parlare, il Cardinal di Mantoa con poche parole lo lodò della fatica presa per servizio di Dio; attestò che della venuta sua tutta la sinodo s’era rallegrata; fece anco onorata menzione delli fratelli suoi, commendandoli che nella professione loro non mostrassero minor prontezza nel servizio di Dio e del regno; e si rimise alla risposta che per nome della sinodo averebbe dato l’arcivescovo di Zara a ciò deputato. Il qual disse che la sinodo con sommo dispiacer aveva sempre udito le sedizioni e tumulti di religione in Francia, della quale la quiete e tranquillitá gli era stata sempre a cuore; e tanto piú ne sentiva dispiacer allora, quanto con la narrazione di Sua Signoria illustrissima gli erano stati posti sotto gli occhi; ma sperava che in breve il re potrá, imitando la virtú de’ suoi maggiori, reprimerli. Che la sinodo s’adopererá con tutto l’animo per far conoscer il vero culto di Dio, emendar li costumi e render la tranquillitá alla Chiesa; al che sperava poter piú facilmente pervenire, aiutata dall’opera di Sua Signoria
illustrissima e delli prelati con lei venuti. Si estese longamente nelle laudi del cardinale, e concluse che la sinodo
Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - iii | 6 |