Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/91

Da Wikisource.

libro settimo - capitolo v


mente conosciuto nelle dispute che in presenzia di lei gli era occorso piú volte far con loro. Degli ambasciatori che erano in Trento gli disse che essi ancora erano corrotti. Quanto al cardinale, che lo teniva per buon cattolico, ma inclinato alle riforme impertinenti delli riti ecclesiastici, dell’uso del calice, del levar le immagini, d’introdur la lingua volgare, e altre tali cose; al che era persuaso dal duca di Ghisa suo fratello e da altri suoi parenti; che la regina al suo partire gliene fece efficace persuasione e gli diede ventimila scudi. Disse che nel numero dei vescovi ve n’erano tre della medesima fazione; ma sopra tutti quello di Valenza s’intendeva con la regina ed era mandato da lei espresso come principale, al qual averebbe convenuto che il cardinale portasse respetto. Misero in fine ordine tra loro come trovarsi e trattar insieme. Li diede il Vintimiglia cinquanta scudi d’oro (ché cosí avevano commesso li legati), i quali in principio egli fece resistenza di accettare; ma il Vintimiglia con buone e accomodate parole lo fece contentare; non però esso li pigliò, ma chiamato un suo servitore che seco era, ordinò che li pigliasse a nome della sua religione.

Io ho narrato ben spesso, e tuttavia continuo narrando alle volte qualche particolari che son certo dover da molti esser stimati non degni di menzione, sí come io parimente tali gli ho riputati; ma ritrovandoli conservati e notati nelle memorie di quelli che si sono trovati nelle azioni, mi son persuaso che qualche rispetto a me incognito vi fosse, per quale li abbiano giudicati meritevoli di commemorazione, e ho voluto, secondo il giudicio di quelli, piú che secondo il mio, riferirli. Qualche ingegno acuto forse potrá scoprirvi dentro cosa degna di osservazione, da me non penetrata; e quelli che non li stimeranno, nel leggere però averanno fatto perdita di poco tempo.

11 26 novembre, giorno che era destinato per la sessione, il Cardinal Seripando propose in congregazione che quella si differisse, poiché non erano stabiliti li decreti da pubblicarsi; e ammoní li prelati di tanta loro longhezza nel dire, da