Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/93

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libro settimo - capitolo v


iscusando li padri che si trattenessero in quella questione, disse che, essendo ella stata proposta dalli signori legati, non potevano restar li prelati di dire il parer proprio. Da che commosso, il Cardinal Simonetta negò che da loro fosse fatta la proposta; e seguí Seripando piú gagliardamente, dicendo che ad essi, per la troppa licenza assontasi, non solo non bastava ragionar sopra la superioritá de’ vescovi, che era stata proposta, ma avevano anco messo in campo l’altra della instituzione, e aggionto ad ambedue il ius divinum: e non contenti della tolleranza e pazienza usata in lasciarli dir ciò che volevano, entravano ancora in dar la colpa alli legati. Riprese acremente la troppo libertá d’entrar in quelle questioni, e l’ardimento di trattar della potestá del papa, tutto vanamente e soverchiamente, con repetizioni delle medesime cose dieci e piú volte dette, e da alcuni anco con ragioni frivole e con modi inetti, indegni di quel consesso. E nel progresso del suo parlare accortosi d’aver usato troppo acrimonia, passò a dar una formula come un prelato dovesse dir il parer suo in concilio: e parlò esso sopra le proposte questioni, con mostrare che le opinioni opposite fossero aimbidue probabili; e quando anco quella che tiene de iure divino avesse probabilitá maggiore, non esser però cosa da decider in concilio. Non per questo quietò gli animi di molti commossi, né al Cardinal di Lorena piacque intieramente, il quale non mancava di far ogni dimostrazione per acquistar buona opinione, andava cercando di conoscer gli uomini ed assicurarsi di quello che potesse fare per non mettersi ad impresa, se non conosciuta riuscibile; e affettava ancora di esser quello che concordasse le differenze e fosse arbitro della questione. Fu proposto per espedizione di quella materia deputar alcuni prelati per ciascuna nazione, quasi compromettendo in loro la risoluzione. Ma non si potè effettuare, perché francesi e spagnoli volevano un numero pari di ciascuna; e gli italiani, sí come erano maggiori di numero degli altri, cosí volevano maggior numero de deputati. Il Cardinal Simonetta fu il principale in opporsi a questa proposta, per non introdur la consuetudine del concilio basiliense.