Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/97

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libro settimo - capitolo vi


effetti cesserebbono; che se le parole del vescovo di Guadice avessero offeso la persona sua, egli averebbe sopportato per caritá cristiana, la qual sí come ricerca sofferenza nelle ingiurie proprie, cosí vuole acre risentimento delle ingiurie fatte a Cristo, la Maestá divina del quale è offesa quando è toccata l’autoritá del suo vicario; che egli aveva bene e ottimamente detto. E confermava il medesimo con altre parole dell’istesso senso, che universalmente furono stimate petulanti.

Giacomo Gilberto de Nogueras, vescovo di Alife, nel suo voto disse della instituzione de’ vescovi non potersi parlar con miglior fondamento che considerando e ben intendendo le parole di san Paulo agli efesi. Imperocché, sí come era molto vero che Cristo reggeva con assoluto governo la Chiesa vivendo in carne mortale, come da altri in congregazione era stato giudiciosamente detto, cosí era una gran falsitá quello che fu aggionto, cioè che asceso in cielo ha abbandonato il medesimo governo. Anzi piú che mai l’esercita; e questo è quello che disse agli apostoli nel partire: «Io sono con esso voi sino alla fine del mondo», aggiontovi anco l’opera dello Spirito Santo; sí che da Cristo, come da capo, al presente ancora non solo viene l’influsso interiore delle grazie, ma anco una esterior assistenza ben invisibile a noi, ma però che somministra le occasioni per salute de’ fedeli, e propulsa le tentazioni del mondo. Con tutto ciò, oltra tutte queste cose, ha instituito anco alcuni membri della Chiesa per apostoli, pastori, ecc., a fine di difender li fedeli dagli errori e indirizzarli all’unitá della fede e cognizione di Dio; e a questi ha dato il dono necessario per esercitar questo santo ufficio, il quale è la potestá chiamata di giurisdizione; la qual in tutti non è uguale, ma tanta, quanta in ciascuno è, gli è data immediate da Cristo. Niente esser piú contrario a san Paulo quanto il dire che ad un solo sia data, che la comunichi come li piace. Vero è che non in tutti è uguale, ma secondo la divina distribuzione; la qual, acciò si conservasse l’unitá della Chiesa, come san Cipriano disse, ordinò che fosse in Pietro e nei suoi successori la suprema; non che sia la totale,