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92 l'istoria del concilio tridentino


né che sia assoluta e, secondo il proverbio, dove la volontá sia per ragione; ma, come san Paulo dice, in edificazione solamente della Chiesa, non in destruzione; onde non si estende a levare le leggi e canoni statuiti dalla Chiesa per fondamento del suo governo. E qui diede principio ad allegare li canoni citati da Graziano, dove li vecchi pontefici romani si confessano soggetti alli decreti dei Padri e alle constituzioni de’ predecessori.

Ma il Cardinal varmiense non lo lasciò camminar inanzi; e l’interruppe dicendo che s’aveva da parlar della superioritá dei vescovi, a che non era a proposito il discorso suo. A che egli rispose che, trattandosi dell’autoritá dei vescovi, necessariamente bisognava ragionare di quella del papa. E l’arcivescovo di Granata si levò e disse che gli altri n’avevano parlato, e superfluamente, per non dir perniciosamente; e però che anco Alife ne poteva ragionare (accennando alle cose dette dal Lainez). Il vescovo de La Cava sopra nominato si alzò e disse che gli altri n’avevano parlato, ma non a quel modo. E cominciando a nascer tra li prelati bisbigli, Simonetta fece segno alla Cava che tacesse, e con ammonir Alife che parlasse al caso, fece quietar il mormorio. E seguitando esso nell’allegazione delli canoni incominciata, varmiense di novo l’interruppe, non parlando a lui, ma facendo un ragionamento formato alli padri sopra la materia, dicendo che gli eretici pretendono di provare che li vescovi eletti dal papa non sono veri e legittimi vescovi, e questa opinione è quella che si debbe condannare: ma se li veri vescovi siano instituiti de iure divino o non, nessuna difierenza vi è tra gli eretici e li cattolici, e però la questione non pertenere alla sinodo, che è congregata solo per dannar le eresie. Raccordò alli padri che s’astenessero dal dire cose che potessero dar occasione di scandolo, e li esortò a lasciar queste questioni. Alle parole del cardinale il vescovo d’Alife volse replicare; ma Simonetta con l’aiuto d’alcuni altri prelati lo quietarono, se ben con qualche difficoltá. E parlò dopo di lui Antonio Maria Salviati vescovo di San Papulo, il quale, con discorrere che tutti erano