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DEL VIETARE LA STAMPA DI LIBRI PERNICIOSI AL BUON GOVERNO

(17 agosto 1615)

Serenissimo Principe,

Eseguendo il commandamento di Vostra Serenitá di estender in scritto quello che riverentemente dissi in voce con brevitá nell’eccellentissimo Collegio il dí 14 del presente in materia di stampe; tralasciando la relazione del libro particolare, che diede motivo al ragionamento, incominciarò dalla proposta principale, la decisione della quale fará risoluzione anco di quel particolare e d’ogn’altro.

La mia esposizione fu che sí come la sapienza publica giá ha proveduto per importantissime ragioni che nessuna cosa sia stampata se non veduta da un secretario, cosí al presente è necessario statuir le regole, le quali osservando, il secretario possi formar sicuramente il giudicio suo: quali libri siano da permettere e quali da proibirne la stampa come perniciosi al buon governo, cosí di quelli che di novo saranno proposti in luce, come di quelli che altrove stampati si tratterá di ristampare in questa cittá. E non s’ha da guardar che per il passato non se n’abbia veduto il bisogno, perché scoprendosi nove offese, convien anco usar novi modi di defendersi. Questa provisione non fu fatta giá, quando si diede il primo ordine, perché essendo in quei tempi li rispetti degli ecclesiastici e quei del governo secolare li medesmi, ed avendo le istesse massime, e dandosi la mano l’un l’altro per