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218 scritti giurisdizionalistici

se non dove vi fosse corruzione o per malizia degli eretici o per fallo de’ librari, ma se gli faccia delle note, osservazioni o scolii che correggano.

Da questo ognuno potrá ben vedere la causa perché non si ritrovino libri a favor dell’autoritá temporale. Dal 1595 in qua non se ne può stampare. Li scritti precedentemente sino al 1515 sono stati con aggiunte, detrazioni ed altre alterazioni mutati in sensi contrari alla sentenzia dell’autore; e chi ha conservato delle stampe vecchie e le confronta con le moderne, vede che li libri adesso parlano in contrario di quello che gli autori scrissero. Li precedenti il 1515, sotto pretesto che siano corrotti o che lo stampatore abbia errato, non sono sinceri.

Questa maniera di mutar le parole, overo alterar il senso con aggiunzione e detrazione, non è da imitare; prima perché tutto il mondo l’aborrisce, la biasma e la chiama vizio di falsitá; poi ancora perché gli ecclesiastici, che lo fanno publicamente ed in vista di tutto il mondo, dicono che non è lecito ad altri che a loro il farlo, e se si facesse, moverebbono lite, sí come giá dieci anni hanno preteso di proceder con censure contro un magistrato d’una cittá, che non volendo admetter la stampa d’un libro del gesuita Suarez come pregiudiciale molto al governo della sua cittá, si contentò che si stampasse senza quella parte, ed a Roma lo riputarono delitto, e diedero principio a proceder contro quella persona; ma furono constretti desistere per accidenti di maggior momento che sopravennero. Però nelli libri stampati altrove, oltre che non è giusto e condecente, non è cosa onorevole né sicura far alcuna mutazione, e dar nome che a Venezia si castrano libri, come si dice di qualche altra cittá con infamia.

Ma quanto alli libri che non sono stati veduti per inanzi, se l’autore è suddito, con buona ragione si debbe ordinare che acconci il suo senso allli rispetti publici, overo desista dallo stampare. Se non è suddito, è pericolosa cosa, fargli far alcuna mutazione, e piú tosto è da negargli assolutamente la stampa. Giá dieci anni occorse che un tal Alessandro Pesanzio stampò qui un suo libro che in piú luochi accommodò a gusto d’un reformatore