Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/106

Da Wikisource.
46 lettere di fra paolo sarpi.

interessi propri, e poco curanti delli interessi delle altre. Con che, parte con le seminate discordie, e parte con li capi guadagnati, per non dir comprati, restino vincibili. La lega fatta con loro dal Cristianissimo è stato un tratto molto magistrale.

Li fini del re d’Inghilterra, essendo quella Maestà prudentissima, non sono così conosciuti. È comparso qui un libro che viene di quel regno, ed è lodato di troppo modestia. Martedì prossimo (li dirò questo, perchè siamo in Inghilterra) entrò in Milano il conte di Tirone, accompagnato da’ suoi archibusieri, incontrato e favorito singolarmente; poichè (cosa insolita farsi in quella città) fu concesso l’ingresso con le pistole ed archibusi carichi. Si tiene che presto andarà in Roma: là aspetto qualche bel trattato.

Qui non abbiamo avviso che li preparativi de’ Spagnuoli siino così grandi, come costì si crede; ed io veramente ho opinione che si tengano per vinti sempre che li parerà, e per tanto abbino li loro pensieri volti altrove. E per dir a V. S. quello che reputo di questo nostro mondo, egli è un infermo di molto tempo; l’infermità fu riputata incurabile; successe un poco di crise, con che fu creduto che potesse guarire; li medici pensarono di curarlo con boni cibi senza medicine, non atteso l’avvertimento d’Ippocrate, che più s’offendono li corpi infermi, quanto più si nudriscono. Se allora secondo l’arte fosse stato eseguito il buon documento, che li morbi estremi vogliono estremi rimedi, forse si sarebbe fatto bene. Le occasioni sono precipitose; non bisogna far alcun fondamento sopra le passate. Nelle parti che già erano inferme, il morbo ha preso tanto piede, che è passato in natura; le neutre sono ammalate e le buone in-