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lettere di fra paolo sarpi. 47

debolite. Si può dire, come il comico: — la salute stessa non può salvare questo corpo. — Non intendo però parlare di quello che possi essere nelli arcani divini; ma per ragione umana non conviene sperarci.1

Li Gesuiti hanno fatto una congregazione generale in Roma, durata più giorni, con numero assai pieno di loro. Non ho potuto ancora penetrare cosa alcuna delle trattate: con tanta segretezza sono negoziate. Tra altre, sarà stato deliberato qualche male; perchè l’ultima loro congregazione fatta nel 1593, costò assai alla Polonia, e più alla Transilvania, e non poco alla Francia.

Crederò che uno de’ capi trattati ora sarà stato il suo ritorno in questo dominio; del quale non son senza dubitazione. La mia relazione è in ordine, ma non comporta il tempo che si faccia cosa alcuna di proprio volere: è necessario ch’essa ancora aspetti occasione. Ho ricevuto molte lettere graziosissime e dottissime da monsignor l’Eschassier.

Resto molto obligato a V. S., che sii stata mediatrice di farmi conoscere un gentiluomo di tanta dottrina. Mi duole non essere in età più fresca, che certamente non potrei contenermi di passar li monti, per conoscere di faccia tanti valentissimi uomini, e vedere una volta un regno libero.

Li signori Malipiero e Molino tengono gratissima memoria di V. S., e hanno ricevute per gratissime le sue salutazioni e li baciano la mano: il che fa ancora il padre Fulgenzio, ed io sopra tutti.




  1. Se non andiamo errati, questo paragrafo rivela la mente elevatissima dell’autore, e quello che volgarmente dicesi il genio.