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lettere di fra paolo sarpi. 63

XXI. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Da Roma scrivono alli suoi ministri per tutte le città, che sieno avveduti che non si vegga libro alcuno contra Baronio: argomento che là vogliono fondare la loro monarchia temporale.

Non posso partirmi dalla credenza conceputa da me al primo sentire ch’ebbi dell’indisposizione di V. S., ch’essendo contratta frescamente per l’eccessivo rigore dell’inverno passato, dovesse esser corretta dalla natura nell’està seguente.

Quando ella fosse venuto qua, come fama era, non m’averei potuto contenere dal persuaderla che non volesse con medicamenti impedire l’opera della natura. Sentirei piacere indicibile quando nascesse occasione (con suo bene però) ch’io potessi vederla e servirla.

Resto nella mia speranza che il tentare questi bagni non sarà occasione tale, ma ella ricupererà la sanità senza quelli; non restando di aggiungere che, in ogni evento, non debba far gran fondamento sopra la virtù di questi bagni, che forse, come avviene a tutte le cose lontane, sono stimati più costì che qui.

Quando ella si transferisse qui, credo bene compatirebbe alle nostre miserie, più tosto perchè non abbiamo conseguito il fine delle nostre speranze, che perchè siamo in peggior stato. Le cose sono appunto come ella le lasciò, senza peggioramento e senza speranza di meglio.


  1. Fra le stampate in Ginevra (1673).