Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/124

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64 lettere di fra paolo sarpi.


Quel di che si può dolere, è che, non potendo le cose umane fermarsi nè essendovi speranza, che si megliorino, resta un quasi certo timore di male: però le cose future sono in mano di Dio, e delle temute non avviene la decima parte.

Le vanterie delli padri Gesuiti non hanno fino al presente fondamento, fuor delli loro disegni. Non si è trattato cosa alcuna;1 e, secondo il modo di trattare di qua, non è possibile che dal principio al fine passi meno d’un anno. Non ardisco dar titolo d’impossibile ad alcuna cosa; ma se le congetture ragionevoli hanno luogo, si può dare a questa. Se così credessi che di costà non fosse per venire male alcuno, duplicherei li momenti della mia credulità. Ma non posso negare che da cotesto luogo non temi se non altro, almeno che non sii imitata la volpe che perse la coda. Giudico che li Padri, come savi, abbino al presente maggior pensiero di conservare le cose loro in Germania, che racquistarle qua.

Che cose abbino concluso nella loro congregazione, non è stato possibile penetrare, salvo una, che pur non è buona; ciò è che hanno accresciuta l’autorità al generale loro: il che non è altro, salvo che unir loro più strettamente con la Corte romana e tra sè stessi.

Nelli mesi passati abbiamo patito qualche proposte noiose: adesso tutto è posto in profondissimo silenzio. Per le cose che passano altrove, le quali poco


  1. Cioè, del loro ritorno negli Stati della Repubblica di Venezia, ond’erano stati espulsi nell’occasione dell’interdetto.