Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/152

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92 lettere di fra paolo sarpi.

gli editti degli antichi re o nei decreti delle curie è stato mai trattato di questo canone.

V.S. chiarissima non istupirà se non accetto assolutamente senza riserbo il suo parere sui canoni sardicensi; mentre ciò faccio per potermi assicurar meglio della verità. I nostri avversari son tali, che esigono esser creduti senza dar prove, e a noi non consentono se non ciò ch’è chiarissimo ed evidente, e qualche volta ci oscurano anche questo; cosicchè l’unico sole non ci basta, e ci conviene accendere i lumi in pien meriggio. Confesso che l’aver detto gli Affricani nell’epistola a Celestino «Non sancito da alcun sinodo de’ Padri,» esclude non che il niceno, ma ogni altro Concilio. Nonostante, la congettura che se ne trae che i sardicensi sieno suppositizi, è di pur lieve peso: noi però la possiamo rafforzare con altri puntelli. Primo è quello prodotto da V.S., cioè che Zosimo non li avrebbe dati per canoni del Concilio niceno, se si fosse saputo ch’erano del sardicense, sì come poteva allora esser noto, non essendo fra il pontificato di Zosimo e il Concilio sardicense fuorchè l’intervallo di settant’anni. Si può aggiungere che Faustino e gli altri Legati romani e Celestino avrebbero chiarito per metà falsa la obiezione, pur mostrando che quei canoni appartenevano ad altro Concilio; siccome a dire al sardicense. Viene oltre di ciò a conferma questo: che Teodoreto e Sozomeno, prolissi autori di un discorso su quel Concilio, non parlano niente affatto di canoni, tuttochè l’un d’essi dica sull’assoluzione di Giulio ed Atanasio cose che necessariamente richiederebbero che ne fosse fatta menzione. Arroge che l’8°, il 9°, il 10° e l’11° sul trasferirsi al comitato, parmi che siano lavoro di un qual-