Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/175

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lettere di fra paolo sarpi. 115

rio di vedere opera così degna, che mi adopererò con ogni diligenza, sebbene con poca speranza.

Sebbene V.S. sarà fuori di Parigi, quando non debba esserli molesto e vi sii transito sicuro di là al suo castello, non resterò di continuare a scriverle, per il piacere che sento trattando con lei. Mi farà grazia avvisandomi a chi deverò inviare a Parigi le lettere dirette a lei.

Intendo che fu fatto già un’apologia per Giovan Castel.1 Saprei volentieri che cosa sii, e se merita d’esser veduta; perchè se lo difende in jure, mostrando che abbia fatto bene, mi pare tal’esorbitanza, che meriti d’esser veduta, massime se viene da’ Gesuiti; se lo difende solo in fatto, cioè mostri che non è colpevole dell’imputazione, non la stimo niente. V.S. può esser certa per sempre, che da me saranno tenuti secreti tutti li avvisi che mi darà, e qualunque cosa mi scriverà; e quando la cosa stessa ricercherà d’esser comunicata ad alcuno, ciò sarà fatto da me senza però nominarla in conto alcuno. Così oggi mi è parso opportuno dar ad una persona grande la proposizione di che m’avvisa che stima ridicola e io artificiosa; e l’ho fatto senza dir da chi ne fussi avvisato.

Intorno li Paesi Bassi, tengo per ferma l’esclusione della pace, e veggo che V.S. ne ha pronosticato precisamente l’esito come è avvenuto. Così de-


  1. Giovanni Chatel, il famoso regicida e discepolo dei Gesuiti, che nel dicembre del 1594 avea tentato di uccidere Enrico IV. Dell’Apologia di cui parlasi, fu autore il fanatico arcidiacono Giovanni Boucher, che la pubblicò sotto il nome di Francesco de Verone, e fa per altri tradotta in latino, col titolo di Jesuita sicarius.