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Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/18

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x fra paolo sarpi.

ciano non cerca Iddio, ma Voltaire si affanna nella ricerca di un Dio che l’illumini e il rassereni. Codesto critico audace e beffardo è un teologo che si studia a costruire il puro deismo. Noi sappiamo quanto meschina e povera religione sia il deismo razionale; ma non dobbiamo dimenticare, se vogliamo esser giusti, che cosa era divenuto nelle mani de’ preti e de’ frati il cristianesimo contro al quale reagiva Voltaire. D’altra specie è l’ironia di Erasmo, di Pascal e di Sarpi, e tanto superiore, non che all’eccessiva di Voltaire e di Luciano, ma alla socratica, quanto il cristianesimo che gliel’aguzzava è sopra alla filosofia greca. Erasmo, Sarpi, Pascal mirano ad un segno, ed hanno una fede, una religione, che si affaticano a nettare e a difendere, e nella coscienza della loro onesta impresa, si guardano da ogni scurrilità, e pongono modo, non che alla guerra, alla vittoria. L’ironia di Erasmo, che scriveva in lingua morta e non sua, e intento a non por piede dove l’orma di un antico non fosse, è troppo elegante e studiata, e direi quasi ombratile. Erasmo è un pio ed un erudito, e perciò schifo del puzzo di frati ignoranti o corrotti, e delle cagioni che inducevano all’ipocrisia; ma alla perfine ti fa ridere meno dell’Hutten, suo compagno ed amico con le grottesche Epistolæ obscurorum virorum, che pure riesce a farti capace in mano di cui fosse tanta parte di possanza e di autorità nel mondo, e a che pessimo fine la torcessero. Il libro dell’Hutten è uno sprazzo di gragnuola che precede la tempesta, e la tempesta era