Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/192

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132 lettere di fra paolo sarpi.

Tale però è il costume d’ogni regione quando passa da lungo ozio all’azione. Credo non uscirà la state presente, che produrrà questo bene e ci aprirà li passi: noi non saremo chiusi, come adesso, da casa d’Austria; e potrà venir qualche cosa più grossa di quelle che il corriere può portare. Restandoci però sempre qualche difficoltà, pregherò V.S. di dar prima avviso, acciò non usasse fatica per cosa che s’avesse poi qui.

La relazione non si manda per il signor Cornaro ambasciatore in Inghilterra, perchè il signor Domenico Molino, che nelle cose è molto esatto, ci vuole aggiunger alcuni particolari, quali io aveva sprezzati come leggieri; dicendo lui che la bellezza dell’istoria e la sodisfazione del lettore sta in quelli. Quando sarà mandata al signor Foscarini, gli sarà scritto di comunicare il tutto a V.S.; e di tanto non si mancherà, quando V.S. sarà al suo castello. Se bene si ritroverà separata dalla moltitudine, non però sarà senza miglior compagnia di pensieri e libri; e so bene che allora ancora le passerà per mente qualche cosa da comunicarci a nostro servizio.

Non posso liberarmi dalli timori che il tentativo fatto già da noi, non termini a nostra maggior servitù, come allo schiavo che una fiata fuggito si lascia di nuovo cadere sotto la mano del suo padrone. Solo mi tiene in barriera il pensare che tutto s’effettua secondo la divina disposizione; e che se Dio ci guarderà, saranno vani li sforzi contro noi: se no, saranno vani li nostri. Ho trattenuto V.S. in parole poco pertinenti: per il che farò fine di scriverle, ma non di riverirla; e pregando Dio che le doni