Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/200

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140 lettere di fra paolo sarpi.

di frequente nascono grandi contese a cagione delle enfiteusi fra l’una e l’altra giurisdizione. Io la prego, quando voglia scusare la mia importunità, a dirmene a tutto suo comodo due parole.

Per quanto concerne la richiesta che mi fa sul legato Mellino, il moderno imperatore era in cattivo concetto presso i Romani e presso gli Spagnuoli, perchè ricusava di accondiscendere ad essi sulla sostituzione del re de’ Romani e sulla cooperazione di lui stesso in certe altre cose per l’ampliamento della religione romana. Per questa cagione il pontefice, il re di Spagna e altri principi della casa d’Austria convennero di obbligarlo colla forza ad adempiere il tutto; e che Mattia si valesse degli Ungheri, i quali per la inerzia di Cesare eransi resi padroni di sè stessi. Ciò venne adempito; e i congiurati credettero che Mattia avesse sottoposti gli Ungheri, mentre Mattia era soggetto ad essi, e spedirono Mellino a dare perfetto assesto colla pienezza della potestà alle convenzioni. Egli trovò per vero Cesare di..., non però Mattia padrone del campo, ma gli stessi Ungheri.1 Per tal motivo tornò indietro, e opportunamente; perciocchè quello che seguì poi, ha provato che egli non avrebbe potuto più oltre trattare in quei paesi nè con frutto nè con dignità.

Or ecco qual è lo stato delle cose. Gli Ungheri tengono in Polonia i comizi del regno, e sono per elegger re Mattia, imponendogli queste condizioni: cioè, che prima sia eletto dai comizi il Palatino, il quale sostenga le veci del re in sua assenza, e


  1. Il testo latino ha: Ille reperit quidem Cæsarem di..., non tamen Mathiam rerum potientem, verum Ungaros ipsos.