Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/201

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lettere di fra paolo sarpi. 141

tutto amministri e regoli senza che vi sia il bisogno di recarsi per qualsiasi cagione dinanzi al re assente: che tutte le fortezze siano custodite dagli Ungheri ed occupate da guarnigioni di quella nazione: che gli ecclesiastici siano tolti via all’atto dall’amministrazione degli affari politici: che i Gesuiti non vengano ammessi in alcuna parte del regno: che sia concesso agli Austriaci il libero arbitrio e il pubblico esercizio in fatto di religione; e se da alcuno fosse violata la libertà degli Austriaci, venga permesso agli Ungheri di appoggiarli colle armi: in fine, che la corona reale e le altre insegne del regno (a ciò in Ungheria si bada col massimo scrupolo) siano custoditi dagli Ungheri stessi, nè possano dal re esser portate fuori del regno, come altra volta avvenne. Mattia accetterà senza dubbio queste condizioni, e sarà creato re di nome.

Il comitato del Tirolo si regge sotto l’arciduca Massimiliano fratello di Cesare, e ivi gl’interessi di Roma sono in vigore. Finalmente, tutta Italia, o (dirò con più esattezza) il dominio della Repubblica è circondato dalla casa Austriaca; onde accade che questi principi minacceranno anco a noi qualche male, specialmente se verificherassi la tregua in Batavia: il che mentre la ragione ci distoglierebbe dal credere, tende a persuadercelo ciò che macchina il Cristianissimo. Del quale tuttavia, come principe assai prudente, stimiamo essere i consigli secreti al pari che salutiferi.

Pienissimamente V.S. mi ha soddisfatto sul Concilio di Reims, e sugli altri articoli pei quali io l’aveva interpellata. Ho dall’ultime sue lettere imparato molte cose che possono esser qui di vantaggio. Io le