Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/218

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158 lettere di fra paolo sarpi.

strati servitori del principe. Non sono esente, so bene. Io ho di buon luogo che non sperano d’avermi, salvo che con li pugnali. Hanno acquistato l’arcidiacono, il quale era vicario patriarcale nel tempo delle controversie. Altemps di presente se n’è partito fuggitivo per Roma. Quanto alla persona, l’acquisto è leggerissimo; ma per riputazione pubblica molto dispiace. A Fra Fulgenzio non fu troppo pensato, perchè egli non era ministro pubblico nè stipendiato. A quello1 nelle occasioni passate fu comunicato qualche cosa pubblica, e fu condotto al servizio. Certo è che, per sovvertirlo, sono state adoperate minacce e promesse, e più quelle che queste. Il buon vecchio ama la vita, di perdere la quale l’hanno accertato col mio esempio. Ma egli aveva in questa città, tra la provvisione pubblica e altri guadagni che li somministravano alcuni offici, ducati settecento: vedremo che cosa averà in Roma. Sino al presente li fuggitivi sono stati frati, che in Roma sono trattenuti nelli monasteri: questo non so come sarà trattato. Dio faccia che prosperi, se bene l’azione fatta da lui è molto infame.

L’avviso che il re d’Inghilterra sia per aiutar li Stati non si verificherà, anzi tutto in contrario è risoluto egli di abbandonargli affatto. Quella maestà è molto diligente nelle materie di lettere: s’intende che venga fatta risposta al libro che, sotto nome di Matteo Torti, è stato scritto da Bellarmino e altri Gesuiti, con quello che uscì d’Inghilterra Triplici nodo;2 e nelle cose sostanziali credo sarà ben


  1. Cioè, al vicario. Vedi la nota 2, a pag. 154.
  2. Vedasi la Lettera XIX, e la nota 1, a pag. 59.