Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/220

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160 lettere di fra paolo sarpi.

zese e tradotta in Francia; assai buona, per moderna. Io ricorderei a quel signore di mettere la correzione della scrittura divina fatta da Sisto V; opera ch’esso stesso faceva dopo il desinare. Il ritratto ancora del presente papa, del quale ebbe una copia il baron di Dona. Potrebbe essere che il signor de Vigniers avesse bisogno di qualche informazione d’alcun particolare. Qui in Italia a V.S. offerisco quello che io posso, quando degnerà valersi di me. Quando io avessi cosa che solo potessi dubitare non esser noiosa a quel signore, la manderei senza differir punto; perchè le cose di qui non sono in stato, che possiamo pensar nella vita nostra poter mai scrivere sopra questo soggetto. Ma io non saprei dire salvo che cose communi e meglio note a quel signore: il quale io consiglierei che, per fare il suo libro più leggibile da ogni sorte di persone, trattasse il solo argomento suo, mischiando quanto meno sia possibile le altre cose controverse, acciò qualche parola che si potesse tralasciare, non fosse causa di distornare dalla lezione alcuno che non restasse per l’argomento principale. Avrò carissimo che per V.S. sia fatto noto a quel signore, che se li parrà aver bisogno d’informazione di qualche fatto occorso ovver occorrente qui in Italia, di altra cosa in che possiamo servire, vogli comandare liberamente.

Mi pare che V.S. usi troppo sollecitudine per me intorno i libri delli Gesuiti. Io la prego bene del suo favore, ma non voglio sollecitudine: solo quello che li occorre fare comodamente.

Nella Relazione, io non faceva se non superficial menzione delle cose passate ne’ Grigioni, che è uno