Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/222

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162 lettere di fra paolo sarpi.


Il pacchetto direttivo a monsieur Assellineau ha patito, per l’istessa causa, l’istessa dilazione: è però venuto ben condizionato, ed io gliel’ho consegnato. Il desiderio mio di penetrar qualche poco negli arcani delli Gesuiti non è una curiosità o vanità, ma il più utile, anzi necessario disegno, che io possa intraprendere in questo tempo. Preveggo, anzi più tosto veggo le insidie che ordiscono, e temo che noi stessi finalmente combatteremo per loro contro noi; onde conviene prepararci ad una guerra esterna e civile insieme, non senza speranza che la diligenza anticipata non sia per riuscir vana.

V.S. riprende ragionevolmente la nostra, dice ella pazienza, dico io negligenza, la quale ci condurrà allo stato ch’io dubito; e dubito ancora che ci riprenderebbe più, se la vedesse più da vicino. Non stimo tutti gli altri nemici un punto, rispetto a questi; perchè sono più in unione, più costanti e più arditi, insidiosi e arrabbiati. La corte non è tutta unita; ha ancora occupazione nelle proprie ambizioni e delizie: questi,1 vuoti d’ogni pensiero vano e buono, non danno luogo che alli maligni. Il nostro bene sarebbe che facessero qualche cosa aperta, che ci svegliasse; ma essi, savii, veggono che sarebbe operar a nostro favore.

Il salvocondotto di che ella parla, fu veduto e considerato e stimato come si doveva, e vari discorsi vi sono stati fatti sopra la deliberazione, presa (secondo il solito) a portar tempo innanzi. Il male è


  1. Ognuno intende che parlasi sempre dei Gesuiti; e nessuna persona un po’ saggia dovrà prendere a gabbo queste parole del buon frate, fintantochè una setta così nemica di ogni civiltà abbia esistenza nel mondo.