Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/223

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lettere di fra paolo sarpi. 163

che questo si scorderà, e non si soprapponerà alle altre insolenze che quell’uomo fa alla giornata.

La partita di Fra Fulgenzio, in verità, non fu offesa pubblica, perchè egli non era servitor pubblico, non stipendiato, non pigliato particolarmente in protezione; se non solamente per la legge generale fatta, che tutti gli ecclesiastici che non hanno servato l’interdetto, fossero sotto la protezione del principe. Nemmeno a Fra Fulgenzio fu mai comunicata cosa alcuna secreta, nè mai dimandatoli parere suo: egli ha predicato, come fece, di sua volontà; onde non si vede perchè si possa dolerci della sua partita. Veramente non è ingiuria alla Repubblica, se non che ciò sia stato fatto per ingiuriarla, e che tuttavia si reputi che sia un’ingiuria fattale. Si è fatta in Roma gran dimostrazione per la sua andata: ora le cose sono raffreddate, o perchè lo scoprino pazzo, come egli è; o perchè da principio lo disegnassero, affinchè la cosa tornasse dove si vede che s’invia. Comune opinione è, che egli averà breve vita.

Hanno di nuovo comandato a quel prete Michiel Viti,1 che fu la scorta delli miei sicari, che parta da Roma; e in Ancona hanno fatto imprigionare la seconda volta il Parasio,2 uno di essi. Io non intendo


  1. Correggiamo la prima stampa, che ha, molto erroneamente: Padre Maelviti. — Michiel Viti era un prete bergamasco, che dimorando in Venezia, aveva contratta qualche domestichezza con Fra Fulgenzio Micanzio, col pretesto di consultarlo sopra casi di coscienza ed altre materie di religione.
  2. Alessandro Parrasio anconetano, era bandito dagli Stati papali per aver tenuto mano ad assassini, e vivevasi ritirato in Venezia presso certi Gottardi suoi parenti, riparandosi col fare il maestro di scherma. È cosa, in verità,