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lettere di fra paolo sarpi. 169

al signore ambasciatore; e sebbene non è piccolo, può però venire per il corriere.

La nuova di quel poverino abbruciato in Parigi m’ha mostrato che i più forti sono i più deboli. È gran cosa che una forza immaginaria possa tanto. Non bisogna dire altro, salvo che Dio vuole così.

Il freddo agghiaccia tutte le nuove. Non abbiamo, salvo che un re d’Ungheria in nome, non ricevuto da tutti, ha guadagnato il titolo di maestà, ch’è molto, e 40,000 fiorini d’entrata. Se V.S. avrà saputo l’esito della differenza tra gli Svizzeri per la morte di quel passementier, la prego farmene parte. Essendo il suo castello sulla Loira, vado credendo che non sia lontano dalla Flesche. Saprei volentieri che numero di gentiluomini sono in quel luogo sotto la disciplina de’ Gesuiti.

Non le sarò più molesto, ma farò fine baciandoli la mano. Il Vidame de Chartre in Roma ha tenuto conferenza col cardinale Bellarmino, per essere instrutto o chiarito; e però s’intende che le cose staranno nello stato di prima. I misteri debbono essere riveriti, non investigati. Il titolo del libro verrà fuori di questa, acciò monsignor Castrino lo possa vedere prima.

Venezia, 23 dicembre 1608.




XLVIII. — A Giacomo Lescassier.1


Niuno scrupolo potè nascermi, eccellentissimo Signor mio, dall’avermi detto V.S. che la causa pos-


  1. Edita in latino, tra le Opere ec., pag. 45.